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Editore | Terra Nuova Edizioni |
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Collana | I Semi di Terra Nuova, 1 |
Pubblicazione | 11/2014 |
ISBN/EAN | 9788866810636MOBI |
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Un antibiotico ci seppellirà?
In lotta perenne contro i batteri e le infezioni: lo eravamo agli inizi del secolo scorso, quando la comunità scientifica esultò per la scoperta della penicillina, lo siamo oggi a fronte di 25 mila morti ogni anno in Europa (5 persone ogni 100 mila) per malattie causate da batteri divenuti resistenti agli antibiotici. Un paradosso? No, la realtà.
Questo dato scioccante è scritto, nero su bianco, nel primo rapporto della Transatlantic taskforce on antimicrobial resistance (Tatfar) pubblicato nel settembre 2012. Ma già nel 1998 un parere ufficiale del Comitato economico e sociale dell’Unione europea definiva la resistenza agli antibiotici «una minaccia per la salute pubblica». Ed erano addirittura gli anni ’40 quando i medici si sono accorti della nascita di batteri resistenti alla penicillina.
Oggi il fenomeno ha assunto proporzioni che qualcuno definisce addirittura ingovernabili. La ragione sta nell’abuso che si è fatto di questi farmaci, utilizzati sia sull’uomo sia sugli animali in maniera estensiva e spesso niente affatto selettiva. «Sviluppare nuovi farmaci non sarà sufficiente per contenere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza» afferma la Tatfar. «I microbi troveranno sempre il modo per sfuggire alla loro azione».
Si è dunque compreso di avere percorso la strada sbagliata? Quel che è certo è che la prospettiva non è rassicurante e la priorità individuata dalla comunità medica, benché solo di recente, è quella di ridurre drasticamente la somministrazione dei farmaci in questione. Ma, è proprio il caso di dirlo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e ad attestarlo sono i dati sul consumo effettivo di antibiotici.
Il consumo in cifre
Secondo l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) in Italia le dosi assunte giornalmente da un adulto ogni 1000 abitanti sono passate dalle 24,5 del 1999 alle 27,6 del 2007, per diminuire nuovamente nel 2012, come risulta dai dati del rapporto Osmed attestandosi a 21,1 dosi.
Il consumo in Italia è più basso soltanto di quello di Francia e Cipro (in questi due paesi però viene incluso anche il consumo ospedaliero), ed è più elevato di quello di tutti gli altri paesi europei, in alcuni casi di oltre il 100%. Inoltre, mentre in Italia nel periodo 1999-2007 i consumi sono aumentati del 13%, nello stesso periodo in Francia si sono ridotti del 16%.
Ma non è finita qui: l’Italia risulta essere il paese dell’Unione europea con il più elevato consumo di antibiotici in formulazione iniettabile, corrispondenti a quasi il 3% del consumo totale. Francia e Belgio, che hanno consumi totali paragonabili a quelli dell’Italia, hanno un consumo di formulazioni iniettabili da 3 a 6 volte inferiore a quello italiano.
Il nostro è anche uno dei tre paesi con il maggiore consumo di 8 dei 20 antibiotici più comunemente prescritti in formulazioni parenterali (ceftriaxone, lincomicina, cefonicid, cefotaxime, tiamfenicolo, netilmicina, ampicillina+inibitore, cefodizima) e il terzo paese con maggior consumo per due dei primi quattro antibiotici maggiormente prescritti in formulazione parenterale (gentamicina, ceftriaxone, cefazolina e lincomicina), che da soli coprono oltre il 50% dell’uso delle formulazioni iniettabili in Europa.
Con l'ebook di Terra Nuova Edizioni, “Antibiotici: consigli per il non uso”, scopriamo quando le soluzioni naturali possono essere un’alternativa concreta.
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